Il Krasnogorskiy Mehanicheskiy Zavod (KMZ), fondato nel 1942, rappresenta uno dei pilastri dell’industria ottica e fotografica sovietica. Nato come fabbrica di strumenti militari durante la Seconda Guerra Mondiale, il KMZ si trasformò in un produttore di fotocamere e obiettivi di massa, contribuendo alla democratizzazione della fotografia nell’URSS e oltre. Con modelli iconici come le fotocamere Zorki, Zenit e Moskva, il KMZ unì l’eredità tecnologica tedesca, acquisita come riparazione di guerra, a soluzioni ingegneristiche autonome, diventando un sinonimo di affidabilità e accessibilità nel blocco orientale.
Origini e produzione bellica (1942–1945)
Il KMZ fu istituito nel 1942 a Sverdlovsk (oggi Ekaterinburg) negli Urali, in risposta all’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. Originariamente denominato Krasnogorsk Optical Works, lo stabilimento fu creato per produrre strumenti ottici militari urgentemente necessari all’Armata Rossa, come mirini per fucili, binocoli e fotocamere da ricognizione. La scelta di Sverdlovsk, lontana dal fronte orientale, garantiva sicurezza logistica, mentre la vicinanza a risorse minerarie facilitava l’approvvigionamento di vetro ottico e metalli.
Nel 1944, con l’avanzata sovietica, il KMZ fu trasferito a Krasnogorsk, sobborgo di Mosca, su un sito industriale precedentemente occupato da un impianto tessile riconvertito. Sotto la direzione di Ignat Titovich Titov, il KMZ ottimizzò la produzione di fotocamere aeree AFA-IM, dotate di obiettivi Orion-15 100mm f/5.6 e pellicola 70mm perforata. Questi dispositivi, montati su aerei da ricognizione Pe-2, scattavano immagini a 1/500s con risoluzione sufficiente per identificare bersagli a 3.000 metri di quota. Il design modulare delle AFA-IM, con dorsi intercambiabili e otturatori a tendina in seta vulcanizzata, influenzò i successivi sviluppi nel campo della fotografia aerea civile.
Durante la guerra, il KMZ produsse anche mirini telescopici PU 3.5x per i fucili di precisione Mosin-Nagant, caratterizzati da reticoli illuminati al trizio e lenti antiriflesso trattate con fluoruro di magnesio. La precisione meccanica raggiunta – tolleranze di 0,005 mm nelle parti mobili – divenne un marchio di fabbrica dell’azienda, mantenuto anche nella produzione postbellica.
Transizione postbellica e fotocamere civili (1946–1960)
Con la fine della guerra, il KMZ fu incaricato di riconvertire parte della produzione verso beni di consumo, sfruttando le tecnologie acquisite dalla Carl Zeiss di Jena, smantellata come riparazione di guerra. Nel 1946, l’azienda lanciò la Moskva-1, una fotocamera pieghevole per medio formato (6×9 cm) ispirata alla Zeiss-Ikon Ikonta. La Moskva-1 montava un obiettivo Industar-24 105mm f/4.5 e un otturatore a tendina con tempi da 1/10 a 1/200s, offrendo una qualità paragonabile ai modelli tedeschi a un terzo del prezzo.
Nel 1948, il KMZ avviò la produzione della Zorki-1, una fotocamera a telemetro 35mm derivata dalla Leica II. Dotata di un obiettivo Industar-22 50mm f/3.5 e di un otturatore a tendina con tempi fino a 1/500s, la Zorki-1 utilizzava una montatura a vite M39, compatibile con le ottiche Leica. La produzione raggiunse le 50 unità giornaliere nel 1950, con oltre 800.000 esemplari realizzati entro il 1956. La Zorki-1 fu seguita da varianti come la Zorki-S (1955), che introdusse un mirino a cornice illuminata e una leva di avanzamento pellicola più ergonomica.
Il passaggio alle reflex avvenne nel 1952 con la Zenit, basata sul corpo della Zorki ma dotata di un sistema a specchio fisso e un mirino a pozzetto. La prima Zenit montava un obiettivo Helios-44 58mm f/2, una rielaborazione sovietica del Biotar tedesco, e un otturatore con tempi da 1/30 a 1/500s. Nonostante il design rudimentale – lo specchio non si ribaltava automaticamente, costringendo a un riarmo manuale – la Zenit vendette oltre 1,5 milioni di unità, diventando la reflex più diffusa nel blocco orientale.
Innovazioni tecniche e modelli iconici (1960–1991)
Gli anni ’60 segnarono l’apice dell’innovazione tecnologica del KMZ. Nel 1959, la fotocamera AFA-E1, progettata per la sonda Luna 3, scattò le prime immagini del lato oscuro della Luna, utilizzando un obiettivo Jupiter-3 200mm f/5.6 e pellicola 35mm a doppia emulsione. La AFA-E1 era dotata di un sistema di scansione ottica che compensava le vibrazioni tramite giroscopi a due assi, garantendo una risoluzione di 100 linee/mm.
Sul fronte consumer, la Zenit-E (1965) rivoluzionò il mercato con il primo esposimetro CdS integrato in una reflex sovietica. Accoppiato a un obiettivo Helios-44M 58mm f/2, la Zenit-E offriva una sensibilità ISO 16–500 e un otturatore a tendina con tempi da 1/30 a 1/500s. Prodotta in oltre 8 milioni di esemplari fino al 1986, divenne un simbolo della fotografia amatoriale nell’URSS.
Per il cinema, il KMZ sviluppò la Krasnogorsk-3 (1965), una cinepresa 16mm professionale con otturatore a disco regolabile (1/30–1/100s) e motore a molla. Dotata di un obiettivo Mir-1 28mm f/2.5 e di un mirino reflex con correzione parallasse, la Krasnogorsk-3 fu utilizzata per documentari e film di propaganda, oltre che in applicazioni scientifiche.
Il KMZ svolse un ruolo cruciale nella corsa allo spazio sovietica. Nel 1961, la fotocamera KT-50 filmò il lancio dello Sputnik 1 e del Vostok-1 di Yuri Gagarin. Questo cine-teodolite a grande formato utilizzava un obiettivo Tair-3 300mm f/4.5 e pellicola 70mm, con una frequenza di 50 fotogrammi al secondo. Durante la missione Vostok 2 (1961), il cosmonauta German Titov utilizzò una Konvas-avtomat modificata per riprendere la Terra dallo spazio, impiegando pellicola SH-2 sensibile alle radiazioni UV.
Negli anni ’70, il KMZ sviluppò l’AFA-41, una fotocamera multispettrale per satelliti spia, dotata di quattro obiettivi Vega-7 1000mm f/8 e filtri interferenziali per bande dal visibile all’infrarosso. L’AFA-41 poteva risolvere dettagli di 30 cm dalla quota di 200 km, contribuendo alla mappatura militare durante la Guerra Fredda.
Con il crollo dell’URSS nel 1991, il KMZ perse gran parte del mercato consumer a favore di produttori giapponesi come Canon e Nikon. L’ultima fotocamera di rilievo, la Zenit-APK (1993), una reflex autofocus con obiettivo Helios-81 50mm f/2, non riuscì a competere tecnologicamente. Nel 2005, il KMZ cessò la produzione di fotocamere, concentrandosi su dispositivi militari come visori notturni 1PN93 e sistemi di puntamento laser per carri armati.
Oggi, il KMZ opera come parte del conglomerato Shvabe (Rostec), producendo ottiche per satelliti e droni, mentre i modelli storici come la Zenit-E sono oggetti di culto per i collezionisti.