martedì, Aprile 15, 2025
0,00 EUR

Nessun prodotto nel carrello.

Kinax

La Kinax rappresenta una realtà industriale minore ma significativa nella storia della fotografia francese del XX secolo, specializzata nella produzione di fotocamere a soffietto per formato medio. Attiva principalmente tra gli anni 1940 e 1950, l’azienda proponeva apparecchi robusti e funzionali, spesso caratterizzati da corpi in bachelite e soffietti in pelle, destinati a fotografi amatoriali e professionisti alla ricerca di strumenti affidabili. Pur non raggiungendo il prestigio di marchi come Rolleiflex o Hasselblad, la Kinax contribuì a democratizzare l’accesso alla fotografia a medio formato, offrendo modelli come la Major, la Cadet e l’IPJ che oggi sono oggetti di collezionismo.

Origini e contesto industriale

Le informazioni sulla fondazione esatta della Kinax sono frammentarie. Alcune fonti suggeriscono che l’azienda operasse a Parigi o in Alsazia, regioni con una solida tradizione nell’industria ottica. Dal contesto dei modelli prodotti e dalle caratteristiche tecniche, si deduce che la Kinax fosse un produttore secondario, probabilmente legato a realtà più grandi come Berthiot o Krauss, menzionate in alcuni esemplari come partner o fornitori. L’assenza di registri storici dettagliati rende difficile ricostruire la genesi precisa dell’azienda, ma è plausibile che emergesse nel periodo postbellico, sfruttando la domanda crescente di attrezzature fotografiche accessibili.

La produzione Kinax si inseriva in un panorama industriale francese dominato da nomi come Lumière e Darlot, ma con una vocazione più orientata al mercato amatoriale. Le fotocamere Kinax, realizzate con materiali come bachelite (una resina fenolica termoindurente) e leghe leggere, riflettevano l’approccio tipico degli anni 1940-1950: robustezza, semplicità d’uso e compatibilità con pellicole economiche. Il design, spesso minimalista con elementi decorativi in ottone, anticipava le tendenze estetiche degli anni ’60, mentre i meccanismi interni richiamavano le soluzioni tecniche delle fotocamere tedesche più avanzate.

Innovazioni tecniche e modelli iconici

La Kinax si distingueva per l’adozione di soluzioni tecniche che bilanciavano qualità e costo. Tra i modelli più rappresentativi spiccano la Major, la Cadet e l’IPJ, tutte progettate per pellicola 120 (formato 6×9 cm) o 620 (6×9 cm con perforazioni laterali). La Major, prodotta negli anni ’50, presentava un corpo pieghevole in bachelite nero lucido con soffietto in pelle rinforzata, un otturatore a tendina con tempi da 1/25 a 1/100 di secondo e un obiettivo Kior-Anastigmat 1:6.3 F=100mm, montato su un supporto a sfera per la messa a fuoco. La versione IPJ (Interchangeable Plate Joint), invece, introduceva un sistema di dorsi intercambiabili per pellicola, permettendo di scattare senza ricaricare il rullo, una funzionalità inusuale per l’epoca.

Nel 1940, la Kinax collaborò con la Krauss per produrre modelli come il Trianar 1:6.3 F=10.5cm, caratterizzato da un obiettivo a tre elementi con apertura fissa e otturatore a tendina. Questa partnership suggerisce che l’azienda facesse affidamento su fornitori esterni per le componenti ottiche, privilegiando modelli economici ma affidabili. La Cadet, un modello entry-level degli anni ’40, utilizzava un obiettivo Kior-Anastigmat 1:6.3 F=100mm e un mirino a pozzetto regolabile, ideale per riprese rapide. La scelta di materiali come la bachelite, leggera ma resistente alle vibrazioni, permetteva di contenere i costi senza compromettere la qualità della costruzione.

Produzione e meccanismi chiave

Le fotocamere Kinax adottavano un design modulare che permetteva di adattare accessori come filtri, otturatori esterni e dorsi per pellicola. Il soffietto, realizzato in pelle con rinforzi metallici, garantiva una lunghezza focale regolabile da circa 100 mm a 200 mm, coprendo un ampio range di soggetti, dalla ritrattistica al paesaggio. La messa a fuoco era gestita da un meccanismo a vite con scala graduata, mentre il diaframma era spesso fisso (f/6.3 o f/8) per semplificare l’uso.

Un aspetto tecnico poco noto riguarda il sistema di sincronizzazione per flash. Alcuni modelli, come la Major, integravano un contatto X sincronizzato con l’otturatore, permettendo di utilizzare lampade al magnesio o flash elettronici primi. La corretta esposizione era affidata a esposimetri esterni, dato che le fotocamere Kinax non includevano sistemi di misurazione integrati. Questa scelta rifletteva l’approccio tipico del periodo: affidarsi a strumenti esterni per controllare la luce, mantenendo il corpo macchina semplice e accessibile.

Modelli specifici e varianti

La Kinax Major è probabilmente il modello più celebre dell’azienda. Presentata negli anni ’50, questa fotocamera pieghevole utilizzava pellicola 120 per ottenere negativi 6×9 cm. Il corpo in bachelite era caratterizzato da un top in ottone lucido con pulsanti di avanzamento pellicola e rilascio otturatore. L’obiettivo Kior-Anastigmat offriva una nitidezza sufficiente per riprese di qualità, con un contrasto medio-alto grazie a trattamenti antiriflesso superficiali. La Major includeva anche un mirino sportivo pieghevole e un vetro smerigliato per la composizione delle inquadrature.

La Kinax Cadet, prodotta negli anni ’40, era una versione semplificata della Major. Con un corpo in bachelite grigia e un obiettivo con apertura fissa, era destinata a fotografi amatoriali che cercavano un apparecchio economico ma affidabile. La Cadet montava un otturatore a tendina con tempi da 1/25 a 1/100 di secondo e un sistema di avanzamento pellicola a doppia finestrella rossa, comune negli anni ’30-’40.

La Kinax IPJ, invece, rappresentava un tentativo di innovare nel settore. Dotata di dorsi intercambiabili, permetteva di utilizzare pellicola 120 senza dover ricaricare il rullo, una funzionalità che anticipava i dorsi moderni. Il corpo in lega leggera era più compatto rispetto alla Major, con un soffietto a doppia estensione per lunghezze focali più corte.

Declino e eredità

La Kinax cessò la produzione alla fine degli anni ’50, vittima della crescente concorrenza di fotocamere 35mm più compatte e versatili. L’avvento di formati come il 35mm e l’ascesa di marchi giapponesi come Canon e Nikon resero obsoleti i medi formati economici, relegando le fotocamere a soffietto a un pubblico sempre più ristretto. Tuttavia, l’eredità tecnica della Kinax sopravvisse in modelli low-cost prodotti da aziende come la Agfa o la Balda, che adottarono soluzioni simili per contenere i costi.

Oggi, le fotocamere Kinax sono ricercate da collezionisti per il loro design vintage e la loro capacità di produrre immagini con un caratteristico “sapore analogico”. Modelli come la Major e la Cadet sono spesso restaurati e utilizzati in progetti fotografici artistici, che apprezzano la loro qualità costruttiva e la possibilità di personalizzare le parti ottiche. La Kinax rimane un esempio di come l’ingegneria fotografica possa coniugare funzionalità e accessibilità, anche in contesti industriali minori.

Articoli più letti

FATIF (Fabbrica Articoli Tecnici Industriali Fotografici)

La Fabbrica Articoli Tecnici Industriali Fotografici (FATIF) rappresenta un capitolo fondamentale...

Otturatore a Tendine Metalliche con Scorrimento Orizzontale

L'evoluzione degli otturatori a tendine metalliche con scorrimento orizzontale...

Alfred Gauthier

L’avventura imprenditoriale di Alfred Gauthier ebbe inizio nel 1902 a Calmbach,...

Il Sonnar

L'evoluzione dell'ottica fotografica ha sempre rappresentato una sfida intellettuale...

Finetta Werk

La Finetta Werk rappresenta uno dei capitoli meno conosciuti ma tecnicamente più...

Fujica – Fuji

L’evoluzione del settore fotografico giapponese ha visto emergere marchi...

La lente di Fresnel

La lente di Fresnel rappresenta uno degli sviluppi più...

L. Gevaert & Cie

Lieven Gevaert, nato nel 1868 a Antwerp, iniziò la...
spot_img

Ti potrebbero interessare

Categorie

spot_imgspot_img
Previous article
Next article