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Il processo al platino (1880 -1930)

Il processo al platino, introdotto da William Willis nel 1873, rappresenta uno dei metodi di stampa fotografica più pregiati e duraturi nella storia della fotografia. La sua introduzione e il successivo sviluppo hanno lasciato un’impronta significativa nell’evoluzione delle tecniche fotografiche, elevando il livello qualitativo delle immagini stampate e differenziando i professionisti dagli amatori.

Si tratta di un procedimento di sviluppo per la stampa su carta, dove un’immagine latente si forma tramite la luce ultravioletta e viene poi sviluppata con l’uso di sostanze chimiche. Questo processo impiega sali sensibili alla luce come ossalato ferrico, clorato di potassio e cloroplatinito di potassio. A differenza del processo di stampa all’argento, quello al platino non utilizza emulsioni di gelatina o albumina; l’immagine risultante si integra con le fibre della carta, creando una resa opaca.

La chimica utilizzata è sensibile alla luce ultravioletta, perciò deve essere applicata al buio o sotto una debole luce incandescente. Un’immagine latente si forma mediante la stampa a contatto, ossia premendo un negativo o un oggetto direttamente sulla superficie della carta ed esponendola alla luce ultravioletta o alla luce solare.

Per sviluppare l’immagine, la carta viene immersa in ossalato di potassio o nel meno tossico citrato di ammonio, che converte la soluzione composta di platino sulla carta in platino puro. Un bagno di pulizia con acido cloridrico o con l’alternativa più delicata, l’acido citrico, elimina i sali ferrici residui. Successivamente, la stampa viene lavata accuratamente in acqua per rimuovere eventuali sostanze chimiche in eccesso.

Il primo brevetto per il platinotipo fu concesso nel 1873 a William Willis d’Inghilterra, che iniziò a commercializzare la prima carta al platino presensibilizzata nel 1880. Ricevette diversi altri brevetti per il suo lavoro scientifico in fotografia.

Il processo al platino era apprezzato dai pittorialisti tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo per la sua vasta gamma tonale e la morbidezza dell’immagine, facilmente controllabili tramite la scelta del supporto cartaceo.

Il processo perse popolarità durante la Prima Guerra Mondiale a causa dell’aumento del costo del platino, richiesto per lo sforzo bellico. La produzione commerciale di carte al platino cessò negli anni ’30, ma a partire dagli anni ’70, il processo ha visto una rinascita tra gli artisti fotografici che producono la propria carta al platino

Principi del Processo al Platino

Il processo al platino si basa sull’utilizzo di sali di ferro sensibili alla luce, in assenza di argento. La carta viene preparata con una soluzione di ferrocianuro di potassio e ferro(III) cloruro. Successivamente, la carta trattata viene esposta in contatto con un negativo, consentendo alla luce di incidere l’immagine latente sulla superficie. Questa fase cruciale sfrutta le proprietà fotosensibili del sale di ferro, che, sotto l’azione della luce, subisce una riduzione che produce una copia negativa dell’immagine originaria.

La stampa viene poi sviluppata in una soluzione di ossalato di potassio, che reagisce con il ferro ridotto per formare una miscela complessa che include platino metallico. Questo passaggio è fondamentale per ottenere i toni caratteristici e la gamma tonale ampia che distingue le stampe al platino.

Proprietà delle Stampe al Platino

Uno degli aspetti più apprezzati del processo al platino è la sua capacità di produrre toni neri ricchi e profondi, con una gamma tonale che va dal nero più intenso al bianco più puro. Questo è dovuto alla natura chimica del platino, che non si ossida né subisce alterazioni nel tempo, garantendo una permanenza e una resistenza superiore rispetto ad altri processi fotografici contemporanei.

Evoluzione e Declino del Processo

L’adozione del processo al platino ha visto il suo apice a cavallo del XIX e XX secolo, favorito anche dall’interesse di fotografi illustri come Peter Henry Emerson, Clarence White, Frederick Evans e Gertrude Käsebier. Questi artisti cercavano metodi che potessero garantire una qualità superiore e una distinzione netta dal crescente numero di fotografi amatoriali, facilitati dall’introduzione delle prime macchine fotografiche Kodak e dalla diffusione della pellicola.

Il processo al platino richiedeva abilità tecniche significative, una comprensione profonda dei materiali e una precisione elevata nelle fasi di esposizione e sviluppo. Questo livello di competenza elevato contribuì a mantenere il processo al platino come una tecnica d’élite, riservata ai professionisti e agli artisti fotografici.

Declino dopo la Prima Guerra Mondiale

Il declino dell’uso del platino in fotografia iniziò dopo la Prima guerra mondiale, principalmente a causa dell’aumento del costo del platino stesso. La scarsità del metallo e l’aumento della domanda in altri settori industriali resero il processo meno accessibile. Di conseguenza, il palladio venne adottato come alternativa. Sebbene simile nelle sue proprietà, il palladio non riuscì mai a eguagliare completamente la gamma tonale e la profondità dei toni neri ottenibili con il platino.

Considerazioni Tecniche e Chimiche

  • Preparazione della Carta: La preparazione della carta è una fase critica del processo. La carta deve essere di qualità eccellente, senza acidi e in grado di resistere ai trattamenti chimici necessari. La soluzione fotosensibile viene applicata in camera oscura per evitare l’esposizione prematura alla luce. La carta trattata viene poi asciugata e conservata al buio fino al momento dell’esposizione.
  • Esposizione: L’esposizione richiede un negativo a contatto, di solito di grande formato, per garantire una risoluzione elevata. L’intensità e la durata dell’esposizione devono essere calibrate con precisione per ottenere l’immagine latente desiderata. Questo richiede un controllo accurato delle condizioni di luce e una comprensione profonda della sensibilità del materiale fotosensibile.
  • Sviluppo: Il processo di sviluppo con ossalato di potassio è delicato e richiede un controllo rigoroso della temperatura e della concentrazione della soluzione. Il tempo di sviluppo influisce significativamente sulla qualità finale dell’immagine, consentendo variazioni nella gamma tonale e nei dettagli.
  • Stabilità e Conservazione: Una delle caratteristiche principali delle stampe al platino è la loro stabilità nel tempo. Il platino, a differenza dell’argento utilizzato in altre tecniche, non è soggetto a ossidazione o deterioramento chimico. Questo conferisce alle stampe una longevità eccezionale, con la capacità di mantenere intatte le caratteristiche tonali e la qualità dell’immagine per secoli.

Il processo al platino rappresenta una pietra miliare nella storia della fotografia, offrendo una combinazione unica di qualità tonale, permanenza e profondità d’immagine. Nonostante il suo declino dopo la Prima guerra mondiale a causa dell’aumento del costo del platino, la tecnica rimane un punto di riferimento per i fotografi e gli storici della fotografia. La comprensione e l’apprezzamento delle competenze tecniche necessarie per padroneggiare questo processo ci permettono di valorizzare ulteriormente le opere dei grandi fotografi che ne hanno fatto uso

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