Paul Friedrich Karl Gossen fondò l’azienda nel settembre 1919 a Baiersdorf, in Baviera, con l’obiettivo iniziale di produrre strumenti di misurazione elettrica per l’industria emergente. La scelta del settore non fu casuale: l’ingegnere, formatosi all’Università Tecnica di Monaco, aveva maturato esperienza nella produzione di tubi a raggi X durante la Prima Guerra Mondiale, sviluppando competenze nella lavorazione di materiali fotosensibili.
Il primo laboratorio occupava sette operai specializzati nella produzione di galvanometri a bobina mobile, dispositivi cruciali per la misurazione di correnti elettriche deboli. La svolta avvenne nel 1921 con il trasferimento a Erlangen, città già sede di importanti realtà industriali come Siemens e Schuckert. Qui Gossen sviluppò il Sensograph, un registratore grafico per segnali elettrici che utilizzava un sistema di leva ottica con amplificazione meccanica 1:12.5, capace di risoluzione fino a 0.1 mV2.
L’incontro con il fisico Bruno Lange nel 1931 segnò l’ingresso nel settore fotografico. I due svilupparono il primo prototipo di esposimetro a cellula al selenio nel 1932, sfruttando la proprietà fotovoltaica di questo elemento scoperta da Willoughby Smith nel 1873. Il Photolux originale presentava una cella da 45mm² con sensibilità di 200 μA/lux, accoppiata a un galvanometro a specchio riflettente che proiettava un punto luminoso su una scala graduata in EV (Exposure Values).
La versione commercializzata nel 1933 come Ombrux introdusse innovazioni cruciali:
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Sistema di compensazione termica per la deriva elettrica (-0.3%/°C)
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Filtro ottico integrato in vetro crown BK7 con trasmissione spettrale ottimizzata per l’emulsione ortocromatica
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Scala esposimetrica bilogaritmica con range da EV -4 a EV 16 (1-128,000 lux)
La produzione richiese soluzioni industriali innovative: la Electrocell di Berlino sviluppò per Gossen un processo di deposizione vaporosa del selenio su substrato d’acciaio inossidabile, riducendo lo spessore degli strati fotosensibili a 0.02mm con tolleranza ±5μm2. Nonostante il prezzo elevato (26.50 Reichsmark, equivalente a due settimane di stipendio operaio), l’Ombrux conquistò il 38% del mercato tedesco degli esposimetri entro il 1935.
L’Evoluzione Tecnologica: Dal Selenio al Solfuro di Cadmio (1945-1965)
La ricostruzione postbellica vide Gossen protagonista della rinascita dell’industria fotografica tedesca. Il modello Sixtus del 1946 introdusse il concetto di esposimetro universale con:
- Testina orientabile su 3 assi con sistema di bloccaggio a frizione
- Convertitore di scala rotante per pellicole da 6 a 33 DIN
- Galvanometro a doppio avvolgimento con compensazione magnetica esterna
L’adozione del sistema Weston nel 1950 (1 Weston = 0.079 lux) permise la standardizzazione internazionale delle misurazioni. La serie Profisix del 1952 rappresentò l’apice della tecnologia al selenio con:
- Cella fotovoltaica a triplo strato (Se/Ag/Cu) da 100mm²
- Compensazione automatica dell’angolo di incidenza tramite lente di Fresnel integrata
- Termocolorimetro Kelvilux per la misurazione della temperatura colore (2000-10,000K)
La rivoluzione arrivò nel 1961 con il Lunasix, primo esposimetro al mondo basato su fotoresistenza al solfuro di cadmio (CdS). La scelta del CdS (bandgap 2.42eV) permise:
- Sensibilità aumentata a 0.001 lux (1000x superiore al selenio)
- Risposta spettrale 400-700nm vs 300-600nm del selenio
- Tempo di risposta ridotto da 50ms a 10ms
Il cuore del Lunasix era il circuito Log/Antilog a transistor che linearizzava la risposta esponenziale del CdS (γ=0.7). Il sistema di lettura a ponte di Wheatstone bilanciava la resistenza della cella (1-10MΩ) attraverso un potenziometro a spirale logaritmica con 41 punti di contatto in oro.
L’Integrazione con le Fotocamere e l’Era Elettronica (1965-1990)
L’avvento della fotografia elettronica spinse Gossen a sviluppare sistemi integrati. La collaborazione con Kodak per la Retina Automatic III (1960) introdusse:
- Accoppiamento elettromeccanico tra esposimetro e diaframma
- Controllo a soglia con diodo Zener OA90 per la regolazione automatica
- Alimentazione a mercurio PX625 da 1.35V
Il Super Sixtino del 1967 rappresentò il primo esposimetro TTL (Through The Lens) esterno, utilizzando un prisma beam splitter che deviava il 8% della luce verso una cella CdS da 5mm. Il sistema permetteva misurazioni spot (1°) con correzione per fattore di ostruzione dello specchio1.
Con l’avvento del silicio negli anni ’70, Gossen sviluppò la serie Starlite con:
- Fotodiodo al silicio BPW34 con risposta 350-1100nm
- Circuiti ibridi thick-film a 3 strati ceramici
- Display a LED a 7 segmenti con logica CMOS
L’ultimo grande successo della serie professionale fu il Ultra Pro del 1985, dotato di:
- Misurazione multizona a 5 campi con logica fuzzy
- Memoria esposimetrica a 40 posizioni
- Uscita digitale RS-232 per collegamento a computer
Sviluppi Industriali e Innovazione di Processo
La crescita di Gossen fu sostenuta da avanzamenti nel manufacturing. Nel 1953 introdusse la linea di assemblaggio modulare con trasportatore a nastro da 12m/min, riducendo i tempi di produzione del 70%. La lavorazione delle celle al selenio utilizzava:
- Camera bianca classe 1000 (ISO 14644-1)
- Deposizione epitassiale in vuoto spinto (10^-6 Torr)
- Test di invecchiamento accelerato a 85°C/85% UR per 1000h
Per il CdS sviluppò un processo di doping al cloro che aumentava la resistenza all’umidità del 300%. Le celle venivano incapsulate in resina epossidica con coefficiente di espansione termica pari al vetro (9.5×10^-6/°C) per prevenire delaminazioni2.
La crisi degli anni ’90 portò alla fusione con Metrawatt nel 1993, mantenendo però la divisione fotografica autonoma. L’eredità tecnica di Gossen sopravvive oggi negli esposimetri digitali ad alta dinamica e nei sistemi di controllo illuminazione per studi professionali.