La storia della fotografia è ben più antica di quanto si possa immaginare ed affonda le proprie radici molto indietro nella storia dell’uomo. La prima vera descrizione del processo alla base della camera oscura risale al V secolo a.C. ad opera del filosofo cinese Mo-Ti (Mo.tzu; Micius), fondatore della scuola del Mohismo (cin. Mo.chia): il filosofo, riportò, in un’opera riassumente il suo pensiero, come i raggi di luce riflessa di un oggetto illuminato che passava attraverso un foro stenopeico in una scatola oscurata davano un’immagine dell’oggetto invertita, ma copia esatta dell’originale. Nel secolo successivo, in Occidente, Aristotele descriveva di aver visto (lo riportò nel suo Problemata Physica), durante un’eclissi solare, un’immagine a forma di mezzaluna del sole sul terreno sotto un albero, proiettata da raggi di luce che passavano attraverso gli interstizi del fogliame su una superficie oscurata.

Nel X secolo, lo studioso arabo Abu ‘Ali al-Hasan ibn al-Haytham (Alhazen) osservò che un’immagine proiettata era molto dettagliata quando l’apertura del buco stenopeico era piccolo, per “diffondersi” (ovvero perdere dettaglio) man mano che il buco si allargava per far passare più luce. Alhazen condusse esperimenti sistematici con la camera oscura, descrivendo nel suo trattato “Kitab al-Manazir” (Libro dell’Ottica) il fenomeno del ribaltamento delle immagini e fornendo una spiegazione dettagliata della visione e della luce. Questi studi furono fondamentali per l’evoluzione della teoria ottica e influenzarono profondamente la scienza medievale.

 

Copertina della traduzione latina del Kitāb al-Manāẓir ("Libro dell'ottica") di Ibn al-Haytham dell'XI secolo, 1572
Copertina della traduzione latina del Kitāb al-Manāẓir (“Libro dell’ottica”) di Ibn al-Haytham dell’XI secolo, 1572

 

Fenomeni ottici simili sono stati osservati da Roger Bacon nel XIII secolo. Bacon, un filosofo e scienziato inglese, studiò la camera oscura e i fenomeni della riflessione e rifrazione della luce, contribuendo alla diffusione della conoscenza ottica in Europa. Egli sottolineò l’importanza dell’osservazione empirica e degli esperimenti scientifici, che avrebbero poi caratterizzato il metodo scientifico.

Nel XVI secolo, Reinerius Gemma-Frisius utilizzò la camera oscura per osservare un’eclissi solare, confermando le osservazioni precedenti e dimostrando l’utilità pratica di questo strumento per gli astronomi. L’uso della camera oscura si diffuse rapidamente tra gli studiosi del tempo, che la impiegarono per studiare i fenomeni celesti e la natura della luce.

Successivamente, nel IV secolo a.C., Euclide descrisse una rudimentale camera oscura nel suo trattato di Ottica. Euclide postulò che la luce viaggia in linee rette e che gli oggetti vengono visti perché la luce riflessa dagli oggetti entra negli occhi. Questo concetto era in linea con le teorie precedenti, ma Euclide fornì una formulazione più matematica e sistematica della teoria della luce.

Facciamo quindi un salto di parecchi anni e passiamo alla seconda metà del Novecento a.C.: in questo periodo, il filosofo, medico, matematico ed astronomo arabo Alhazen (965 – 1038) descrisse nel suo trattato di ottica in dettaglio la camera oscura nonché il fenomeno del ribaltamento delle immagini. Si tratta di una pietra miliare nel mondo della fotografia essendo i suoi studi alla base dell’ottica moderna. Alhazen spiegò come la luce viaggia attraverso un piccolo foro per proiettare un’immagine ribaltata dell’oggetto su una superficie opposta, anticipando di molti secoli i principi fondamentali della fotografia.

Durante il Medioevo gli alchimisti crearono casualmente il cloro (scaldando del cloruro di sodio – il sale) e si resero conto, sempre per caso, che combinando il cloro con l’argento si creava una sostanza (il cloruro di argento) bianca al buio e viola scuro alla luce diretta del sole. Avevano insomma scoperto il primo composto fotosensibile. Questa scoperta accidentale fu una delle prime osservazioni delle proprietà fotosensibili di alcuni materiali, aprendo la strada a future scoperte nel campo della fotografia chimica.

Questi progressi, sebbene rudimentali, rappresentano le fondamenta della fotografia moderna. La combinazione di osservazioni empiriche e scoperte accidentali nel corso dei secoli dimostra l’evoluzione della comprensione umana della luce e dell’immagine. Le innovazioni di Mo-Ti, Aristotele, Alhazen, Bacon, Euclide e gli alchimisti medievali hanno contribuito a creare un corpo di conoscenze che avrebbe permesso lo sviluppo delle tecniche fotografiche nel futuro.

La storia della fotografia nel Medioevo è un viaggio affascinante attraverso le scoperte di grandi pensatori e scienziati. Le loro osservazioni e i loro esperimenti hanno gettato le basi per l’arte e la scienza della fotografia, influenzando profondamente la nostra comprensione della luce e della visione. Questi contributi sono stati fondamentali per lo sviluppo delle tecniche fotografiche che oggi diamo per scontate