Nel 2000, le vendite delle fotocamere digitali raggiunse il livello di 10 milioni di unità. Numero che è cresciuto negli anni successivi in maniera esponenziale, raggiungendo la ragguardevole cifra di 140 milioni solo 10 anni dopo, nel 2010. Di contro, le vendite del mercato legato alla pellicola subisce un tracollo immenso, tanto da costringere molte società a portare i libri in tribunale. E mentre le società tradizionali cercano di barcamenarsi introducendo innovazioni su modelli “tradizionali” (l’esempio è la digitalizzazione delle reflex che di fatto non modifica il “form factor” delle stesse), fanno il loro ingresso nel mercato dell’imaging società che fino a poco tempo prima facevano tutt’altro, come la Panasonic (e la sua linea Lumix).
Nel 2000 fu realizzato il primo cellulare dotato di fotocamera: J-SH04 da parte di J-Phone. In particolare, il J-SH04 è stato presentato da J-Phone (ora SoftBank Mobile) in Giappone nel novembre 2000 (a proposito, la SH sta per Sharp, essendo appunto Sharp l’azienda che lo ha realizzato). Aveva una fotocamera da 110.000 pixel e un display a 256 colori. Poteva scattare e memorizzare fino a 20 foto. Poteva anche inviare foto ad altri utenti J-Phone tramite un servizio di messaggistica chiamato Sha-mail. Il J-SH04 è stato un successo commerciale e ha contribuito a rendere popolare il concetto di telefono con fotocamera. Il J-SH04 non è stato il primo telefono con fotocamera mai realizzato, ma è stato il primo a essere disponibile in commercio. Altri primi telefoni con fotocamera includono il Kyocera VP-210 e il Samsung SCH-V200, che sono stati entrambi rilasciati nel 1999. Tuttavia, questi telefoni non sono stati così popolari come il J-SH04, a causa del loro prezzo elevato e delle loro funzionalità limitate.
Nel 2001, a causa dell’avvento del digitale, uno dei grandi nomi della fotografia analogica si avviò alla bancarotta: Polaroid (la fine della produzione delle fotocamere avvenne però nel 2008, salvo ripresentarsi sul mercato delle istantanee un po’ di anni dopo). Nello stesso anno fu introdotta sul mercato la serie Lumix (dotata di ottiche Leica) di Panasonic.
L’anno successivo, il 2002, segnò un altro passo verso la massificazione della fotografia digitale. Nokia presentò infatti il primo telefono cellulare di massa con fotocamera integrato, il 7650. In parallelo, la giapponese Contax immise sul mercato la Contax N, la prima reflex digitale dotata di sensore 24×36.
Nel 2003 fu Olympus a mettere in produzione la prima reflex digitale in formato quattro terzi, ovvero la E-1. Anche Canon, seppur con 4 anni di ritardo, immise sul mercato una Reflex dal costo molto ridotto (sotto i 1000 dollari), la EOS 300D. Nel 2003 le vendite di fotocamere digitali superò quelle delle fotocamere analogiche.
2004: Nikon produsse la D70, Canon la EOS 1Ds Mark II (dotata di sensore 24x36mm con ben 16 megapixel).
Il 2005 vide l’alleanza tra Olympus e Panasonic al fine di sviluppare ulteriormente il promettente formato quattro terzi che, come scritto, fu lanciato da Olympus due anni prima. In contemporanea, Nikon realizzò la prima fotocamera compatta (Coolpix P1) dotata di connessione wi-fi integrata.
Sempre nel 2005, l’industria fotografica ha assistito a un altro evento significativo con la dichiarazione di fallimento da parte di AgfaPhoto. Questo evento ha segnato un capitolo importante nella storia dell’azienda e nell’industria fotografica nel suo complesso.
AgfaPhoto, una divisione di Agfa-Gevaert Group, era stata attiva nel settore delle pellicole e delle apparecchiature fotografiche, producendo pellicole sia per i professionisti che per i consumatori. Tuttavia, a causa dei cambiamenti rapidi e profondi nell’industria, come l’avvento della fotografia digitale e la diminuzione della domanda di pellicole analogiche, l’azienda ha affrontato difficoltà finanziarie. La decisione di AgfaPhoto di dichiarare bancarotta ha avuto un impatto considerevole sulla produzione di pellicole marchiate Agfa. Questo evento segnò la fine di un’era per un marchio che aveva una lunga tradizione nella fotografia. L’industria stava affrontando una trasformazione profonda, e il fallimento di AgfaPhoto è stato un riflesso di come l’industria fotografica stava cercando di adattarsi a questa nuova realtà.
Il 2006 è l’anno della massificazione totale: il mondo della fotografia reflex viene assaltato dai produttori di elettronica generalisti. Panasonic realizzò la Lumix L1 (su progetto Olympus), Sony produsse la Alpha 100 (su progetto Minolta), Samsung immise sul mercato la GX-1s (su progetto Pentax).
Nello stesso anno la società canadese Dalsa ha prodotto un sensore CCD da 111 megapixel, che era la più alta risoluzione disponibile in quel momento, sensore destinato all’uso in applicazioni di imaging scientifico e industriale, come la microscopia e la tele rilevazione.
Nell’anno successivo, il 2007, Nikon presentò la sua prima reflex pieno formato (24×36), ovvero la D3. Una delle caratteristiche distintive della Nikon D3 era la sua sensibilità ISO estesa, che andava da 200 a 6400 (espandibile fino a 25600). Questo ha reso la fotocamera particolarmente adatta per la fotografia in condizioni di scarsa luminosità o in situazioni in cui non era possibile utilizzare un flash. La D3 ha dimostrato di essere una scelta eccellente per la fotografia di sport, eventi e situazioni in movimento veloce, grazie alla sua capacità di catturare immagini ad alta velocità con un autofocus rapido e affidabile. Inoltre, la Nikon D3 ha introdotto il sistema di elaborazione delle immagini EXPEED, che ha migliorato ulteriormente la qualità dell’immagine e ha offerto prestazioni più veloci e reattive. La fotocamera presentava un corpo robusto e resistente agli agenti atmosferici, ideale per l’utilizzo in condizioni impegnative.
Nel 2008 la Nikon commercializzò la D90, la prima reflex in grado di registrare video oltre che scattare fotografie. Canon arrivò sul mercato di lì a poco, con la 5D Mark II, anch’essa in grado di registrare video. Panasonic immise sul mercato la prima vera “mirrorless”, ovvero una quattro terzi a ottiche intercambiabili, chiamata Lumix G1. La Lumix G1, quindi, è stata la prima vera fotocamera dotata di mirino elettronico che sostituì l’accoppiata pentaprisma/specchio, dando un pesante incremento alle vendite di apparecchi fotografici, tanto che il segmento della Lumix (alla fine il mercato delle compatte) si affermò come il più importante per il settore (copriva circa il 50% dell’intero venduto in Giappone, il 33% in Europa). Come accennato ad inizio capitolo, il 2008 è l’anno della fine della produzione delle macchine fotografiche Polaroid. L’analogico non vendeva più.
Il vantaggio principale delle macchine fotografiche compatte consisteva nell’offrire una qualità dell’immagine relativamente elevata e obiettivi più piccoli intercambiabili in una piccola fotocamera. Mettendo da parte il gruppo ottico delle reflex digitali, la G1 ha anche spianato la strada all’ampio spettro di fotocamere con obiettivi intercambiabili che vediamo oggi (le mirrorless).
Nel 2009 (e nell’anno successivo) Panasonic inglobò Sanyo, mentre praticamente tutti i produttori provarono ad entrare nel mondo del micro-quattro terzi ad ottiche intercambiabili: videro la luce Nikon 1, Canon EOS M, Pentax Q, Olympus Pen, Fuji X-Pro1, Samsung NX, Sony NEX. In contemporanea veniva interrotta la produzione della storica pellicola Kodakrome. Fine dell’analogico.
Sempre in quest’anno, la FujiFilm lanciò la prima macchina fotografica 3D, la FinePix Real 3D W1. Questo apparecchio è dotato di una modalità avanzata per scattare foto 3D in teleobiettivo e macro. Ciò consente di catturare dettagli intricati e in tre dimensioni, aggiungendo profondità agli scatti. È inoltre dotata della modalità Dual Capture, che permette di scattare simultaneamente due foto con diverse impostazioni, consentendo di scegliere quella che meglio si adatta alle preferenze personali. La fotocamera è inoltre dotata di un sistema LCD 3D che consente di visualizzare le immagini 3D in tempo reale mentre si scatta, fornendo un’anteprima immediata di come apparirà la foto. Infine, Fujifilm ha sviluppato in parallelo anche un servizio di stampa 3D grazie alla tecnologia all’avanguardia, consentendo agli utenti di stampare e condividere le proprie immagini 3D.
Nota: Attualmente, i negativi e i positivi a colori vengono creati con uno dei due metodi: il sistema cromogenico, in cui i coloranti vengono aggiunti durante l’elaborazione, e il sistema di distruzione della tinta (o candeggio), in cui un set completo di coloranti è presente all’inizio e quelli non necessari per formare l’immagine vengono successivamente rimossi mediante candeggio. Quest’ultimo metodo, che si è evoluto dagli esperimenti condotti in Ungheria nel 1930 da Bela Gaspar, è fondamentale per il Cibachrome. All’interno del sistema cromogenico, inoltre, due metodi possono essere utilizzati: il sistema di tintura-iniezione di cui sopra in connessione con il Kodachrome o il metodo di tintura-incorporazione. In quest’ultimo – utilizzato nella produzione di quasi tutte le note pellicole a colori e carte da stampa a colori – le sostanze chimiche che formeranno i coloranti sono incluse in ogni strato dell’emulsione e vengono attivate durante la lavorazione.
Il pieno impatto della fotografia digitale non si è fatto sentire in maniera massiva fino al primo decennio del nuovo secolo. Anche nel 2001, gli eventi di cronaca – in particolare gli attentati terroristici dell’11 settembre a New York City e Washington D.C. – sono stati fotografati principalmente con macchine fotografiche a pellicola. Ma per il semplice fatto che le immagini digitali potevano essere trasmesse e modificate molto più rapidamente, alla fine del decennio quasi tutti i giornali e le riviste erano passati a un processo di workflow digitale e i loro fotografi utilizzavano fotocamere digitali progettate per i professionisti.
Nel 2011, un importante cambiamento nell’industria fotografica si verificò con l’acquisizione di Pentax da parte di Ricoh. Questa mossa strategica ha portato alla fusione di due marchi iconici, portando nuove opportunità e prospettive nel mondo delle fotocamere e degli obiettivi.
Tuttavia, l’anno successivo, nel 2012, segnò un punto di svolta nella storia della fotografia. Fu l’anno in cui l’ormai leggendaria azienda Kodak, un pilastro dell’industria fotografica e del marchio di fama mondiale, dichiarò fallimento. Questo evento segnò la fine ufficiale dell’era dell’analogico, poiché l’azienda che aveva introdotto molte innovazioni nel settore fotografico aveva lottato nel contesto dell’emergere della fotografia digitale. Kodak aveva avuto un ruolo cruciale nello sviluppo delle pellicole e delle macchine fotografiche analogiche, ma con il passaggio alla fotografia digitale, l’azienda dovette affrontare sfide insormontabili.
Oggi, l’eredità di Kodak è rimasta principalmente nei suoi servizi di stampa digitale e soluzioni per la fotografia. Dopo aver venduto gran parte delle sue attività relative alla fotografia tradizionale, Kodak ha adattato la sua attività ai tempi moderni, concentrandosi su servizi come chioschi per la stampa di foto digitali e altre iniziative legate al mondo digitale.
Nel 2013, l’azienda svedese Hasselblad, nota per le sue fotocamere medio formato leggendarie, ha annunciato una svolta significativa. L’azienda ha interrotto la produzione della Hasselblad 503CW, una delle fotocamere analogiche più ammirate nel mondo della fotografia. Questo segnale era indicativo del cambiamento epocale che stava attraversando l’intera industria. Hasselblad ha iniziato a concentrarsi esclusivamente sulle fotocamere medio formato digitali, adattandosi alle nuove tendenze e tecnologie emergenti nel mondo fotografico.
Nel 2012 scattò la corsa ai megapixel anche nel mondo reflex: fu Nikon ad aprire le danze, con la D800 che contava su un sensore di ben 36 milioni di pixel.
Il mercato, in questi anni, non ha avuto grandissimi scossoni, con innovazioni si importanti ma comunque non tali da stravolgere il mercato: parliamo di un maggior numero di punti di messa a fuoco, maggiore velocità, miglioramento delle performance di messa a fuoco o di scatto, e via discorrendo. Bisogna aspettare il 2016 per qualcosa di “rilevante”: La Canon 5d Mark IV fu la prima vera reflex a poter registrare video a 4K. Fu quindi una macchina in grado di andare oltre il mero concetto di fotografia, andando ad attaccare il settore cinematografico (in questi anni il declino delle cineprese è sempre più evidente).
Il 2017 è l’anno degli smartphone: da una parte Apple che introduce una fotocamera con un obiettivo a sei elementi e un sensore da 12 megapixel, stabilizzatore ottico e apertura f / 1.8 in grado di catturare il 50% di luce in più rispetto alla concorrenza. Dall’altra produttori quali Huawei che cominciano a stringere accordi commerciali con società del calibro di Leica per lo sviluppo delle lenti fotografiche. Di fatto, il 2017 decreta la reale fine delle compatte, sostituite (quasi!) del tutto da smartphone sempre più performanti in ambito fotografico.
Nel 2020, l’industria fotografica ha continuato a immettere novità, seppur non di spicco come in passato, ma pur sempre significative.
Canon ha presentato la EOS R5, una fotocamera mirrorless full-frame che ha attirato l’attenzione per la sua capacità di registrazione video in 8K. Questa è stata la prima volta che una fotocamera mirrorless full-frame ha offerto una risoluzione video così elevata. La EOS R5 è diventata un punto di riferimento per i professionisti del settore che cercavano un dispositivo in grado di catturare dettagli eccezionali e di alta qualità nelle loro produzioni video.
Sony ha introdotto la a7S III, una fotocamera mirrorless full-frame che ha portato l’autofocus a un nuovo livello. Con la capacità di raggiungere dieci fotogrammi al secondo con l’autofocus attivo, questa fotocamera ha permesso ai fotografi di catturare momenti veloci con precisione e nitidezza. Inoltre, la registrazione video 4K a 120 fps ha offerto ai registi e ai creatori di contenuti la possibilità di esplorare nuovi livelli di creatività nelle loro produzioni video.
Ed infine Nikon ha presentato la Z7 II, una fotocamera mirrorless full-frame che ha introdotto una funzionalità importante per molti fotografi: il doppio slot per schede di memoria. Questo ha consentito ai fotografi di avere una maggiore capacità di archiviazione e di effettuare il backup delle immagini in tempo reale durante gli scatti. Questa caratteristica ha reso la Z7 II particolarmente attraente per i fotografi che necessitano di affidabilità e sicurezza durante le loro sessioni fotografiche.
Nel 2020 abbiamo visto l’introduzione di sensori di immagine più grandi e migliori, processori di immagine più potenti, obiettivi più nitidi e versatili, fotocamere mirrorless e fotocamere 360°. Queste innovazioni hanno reso la fotografia più accessibile, più versatile e più creativa che mai.
Nello specifico, possiamo ricordare la Sony A7S III, equipaggiata con un sensore di immagine full-frame da 12,1 megapixel con retroilluminazione e tecnologia Dual Pixel AF o la Canon EOS R5, dotata di un sensore di immagine full-frame da 45 megapixel con tecnologia Dual Pixel AF II (più o meno come la Nikon Z7 II, anch’essa dotata di un sensore di immagine full-frame da 45,7 megapixel con tecnologia Dual Pixel AF).
Da ricordare anche le prime macchine fotografiche dotate di processori con Tecnologia AI (Artificial intelligence): Sony A7C, Fujifilm X-T4 e Nikon Z6 II sono sicuramente le più famose. Ed il 2020 è anche l’anno della consolidazione delle fotocamere a 360 gradi, con la messa in commercio della Insta360 ONE X2 (risoluzione 5,7K e stabilizzazione FlowState) e la GoPro MAX (fotocamera 360° con risoluzione 5,6K e stabilizzazione HyperSmooth).
Il 2021 è l’anno della drastica riduzione dei prezzi: Fujifilm, infatti, lanciò sul mercato la prima medio formato della storia (la Fujifilm GFX 50S II) ad un prezzo inferiore ai 4000 dollari, ovvero al pari dei top di gamma full frame. I fotografi che hanno sempre ritenuto che il medio formato fosse fuori portata hanno finalmente potuto permettersi di investire in un kit che non solo fosse conveniente, ma offrisse anche una qualità dell’immagine eccezionale.
Nello stesso anno Panasonic ha presentato la LUMIX GH6, una fotocamera mirrorless che si è distinta per la sua stabilizzazione dell’immagine a 5 assi. Questa caratteristica ha permesso ai fotografi e ai filmmaker di catturare immagini e video più stabili, senza dover fare affidamento su accessori esterni per la stabilizzazione. La LUMIX GH6 ha attirato l’attenzione per la sua capacità di fornire prestazioni di alta qualità in un corpo compatto.
In parallelo, DJI ha introdotto la Osmo Action, un action cam che ha catturato l’interesse con la sua risoluzione 5.3K. Questa è stata la prima volta che un’azione cam ha offerto una risoluzione così elevata, consentendo ai creatori di contenuti di catturare dettagli eccezionali nelle loro avventure all’aperto e nei momenti emozionanti. La Osmo Action ha ampliato le possibilità creative nel mondo delle action cam.
È anche l’anno dei sensori di immagini “stacked”, con Sony A7R V, Canon EOS R3 e Nikon Z9 che dominano il mercato.
Infine, una nota dolente per il mondo della fotografia: l’annuncio da parte di Olympus di cessare la produzione di fotocamere e obiettivi. Questo annuncio ha segnato la fine di un’era per uno dei marchi storici nell’ambito della fotografia. Olympus ha contribuito notevolmente all’evoluzione della tecnologia fotografica nel corso degli anni ed è stata una voce influente nel settore.
Il 2022 è un anno in cui le fotocamere subiscono evoluzioni guidate dall’intelligenza artificiale (seppure siamo agli albori): in quest’anno vengono introdotti sul mercato fotocamere in grado di girare video 8K (la mirrorless Nikon Z9) e fotocamere in grado di mettere a fuoco utilizzando il controllo visivo (Canon EOS R3).
Ma è anche l’anno in cui la Fujifilm ha presentato la X-H2S, una fotocamera mirrorless APS-C che si è distinta per la sua eccezionale risoluzione di 60 megapixel. Questo incremento nella risoluzione ha consentito ai fotografi di catturare dettagli incredibili e ottenere immagini ad alta definizione. Inoltre, Canon ha introdotto la EOS R7, una fotocamera mirrorless APS-C che si è distinta per il suo autofocus incredibilmente veloce a 30 fps. Questa funzionalità ha permesso ai fotografi di catturare soggetti in rapido movimento con precisione e nitidezza. Infine, Sony ha presentato la a7 IV, una fotocamera mirrorless full-frame che ha impressionato con la sua risoluzione di 61 megapixel. Questo incremento nella risoluzione ha permesso ai fotografi di catturare immagini ricche di dettagli e texture. Inoltre, l’autofocus a dieci fps ha consentito di catturare momenti dinamici con grande precisione.
Ad oggi, esistono pochissimi modelli analogici ancora in produzione ed in particolare, per il Medio formato, le sole Mamiya RZ67 Pro IID (reflex modulare a fuoco manuale), 7 II (a telemetro) e la 645 AF III D (reflex modulare autofocus). Anche nell’ambito del tradizionale formato 35mm esistono due apparecchi in produzione, ovvero la Canon EOS 1V e la Nikon F6.
Da ricordare anche l’introduzione massiccia dei sensori fotografici retroilluminati (Sony A7RV, Canon EOS R5 Mark II e Nikon Z7 III) nonché la messa in commercio di fotocamere a 360 gradi dotati di sensori grandi, come la Insta360 ONE RS 1-Inch 360 Edition: fotocamera 360° con sensore di immagine da 1 pollice e funzionalità avanzate.
Volendo infine citare il 2023, non ci sono state vere novità tecnologiche, con tutti i brand fotografici in crisi di vendita (oramai gli smartphone hanno ottenuto una fetta di mercato consistente) e impegnate nell’ottimizzare i loro prodotti sia dal punto di vista dei costi che delle performance. Durante quest’anno sono stati messi in vendita modelli di fotocamere leggermente migliori rispetto ai precedenti (così come obiettivi), ma nulla che, probabilmente, lascerà il segno nella storia.
Tutto il resto è divenuto storia passata eccetto per un particolare: la presenza di fotografi estimatori dell’analogico, l’attualità della lomografia nonché la presenza ancora di parecchie macchine analogiche in circolazione, ha creato un problema di disponibilità di pellicola analogica. Al punto tale da far tornare a produrre pellicola (anche se in quantità minori) dei produttori storici, quali l’italiana Ferrania, rifondata proprio nel suo vecchio stabilimento e che verso il 2015 ha re-immesso sul mercato i formati 35mm e 120mm con differenti sensibilità ISO: 100, 400, 640T, 800 e 3200 ISO, senza dimenticare la pellicola Super 8 da 64 ISO (tutte basate sulla Scotch Chrome 100).