mercoledì, Aprile 2, 2025

Coronet Ltd

La Coronet Ltd rappresenta un caso emblematico nell’evoluzione dell’industria fotografica britannica del Novecento, caratterizzata dalla produzione di fotocamere economiche destinate a democratizzare la pratica amatoriale. Fondata nel 1926 a Birmingham come Coronet Camera Company da Frederick William Pettifer, l’azienda si distinse per l’uso pionieristico di materiali plastici, strategie di distribuzione innovative e collaborazioni transnazionali, come quella con la francese Tiranty nel dopoguerra. Con una produzione che spaziava dalle box camera in bakelite alle pieghevoli in metallo, Coronet seppe adattarsi alle esigenze di un mercato in rapida trasformazione, mantenendo un equilibrio tra accessibilità e innovazione tecnologica fino alla chiusura nel 1967.

Fondazione e sviluppo prebellico (1926-1939)

La nascita della Coronet Camera Company nel 1926 rifletteva le ambizioni industriali della Birmingham interbellica, città che già ospitava realtà manifatturiere nei settori ottico e metallurgico. Pettifer, con un background nella distribuzione di materiale fotografico, identificò una nicchia nel mercato delle fotocamere economiche, allora dominato da colossi come Kodak e Agfa. Il primo stabilimento, situato al 48 di Great Hampton Street, era una struttura modesta dove venivano assemblati modelli semplici come la Coronet Folding Pocket Camera, una pieghevole per pellicola 120 con otturatore a tendina e obiettivo menisco acromatico.

Il design modulare fu una scelta strategica fin dagli esordi. Le fotocamere utilizzavano componenti standardizzati, come gli otturatori Ibsor a una velocità (1/50s) e i mirini a pozzetto reversibili, acquistati da fornitori locali tra cui la British Optical Lens Co.. Questo approccio riduceva i costi e permetteva una rapida diversificazione della gamma: già nel 1933, il catalogo includeva oltre 15 modelli, tra cui la Coronet Ambassador (6×9 cm su 120) e la Coronet Midget, una box camera in bachelite nera con obiettivo foco fisso a 3 metri.

Un salto tecnologico avvenne nel 1935 con l’introduzione della Coronet 4-4, una pieghevole per formato 4×4 cm su pellicola 127, dotata di un otturatore Derval a tre velocità (1/25, 1/50, 1/100s) e obiettivo Coronar 6.3/75mm. Il meccanismo di apertura, basato su una leva laterale che estendeva il pannello frontale, era protetto da brevetto GB438.902, dimostrando la capacità dell’azienda di innovare pur mantenendo prezzi contenuti (la 4-4 era venduta a £1 10s).

La collaborazione con Edwin Elliott, produttore di componenti plastici con sede a Birmingham, fu cruciale. Elliott sviluppò per Coronet telai stampati in bakelite, materiale termoindurente che permetteva produzione in serie e finiture lisce. Modelli come la Coronet Midget (1938), una compatta 35 mm con corpo in bakelite rossa e otturatore a pulsante, furono tra le prime fotocamere al mondo a utilizzare questo materiale in modo estensivo, anticipando tendenze degli anni ’50.

Produzione bellica e riconversione (1940-1945)

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Coronet fu coinvolta nello sforzo bellico convertendo parte della produzione verso dispositivi ottici militari. Documenti d’archivio citano forniture di mirini per fucili e componenti per periscopi, sebbene l’azienda mantenne una linea ridotta di fotocamere civili, come la Coronet 6-20, una box camera per formato 6×6 cm con flash integrato a polvere di magnesio.

Il 1946 segnò una svolta istituzionale con la trasformazione in Coronet Ltd, accompagnata dal trasferimento dello stabilimento a 308-310 Summer Lane. La nuova società ampliò il catalogo puntando su design accattivanti e materiali colorati: la Coronet Consul (1958), per esempio, combinava un corpo in bakelite avorio con dettagli cromati e un filtro giallo integrato per aumentare il contrasto nelle foto in bianco e nero. Il prezzo, fissato a £1 17s 6d, la rese popolare tra le famiglie della working class britannica.

Collaborazioni internazionali e modelli franco-inglesi (1946-1960)

Il dopoguerra impose sfide commerciali, in particolare le restrizioni all’importazione imposte dalla Francia nel 1947. Per aggirare queste barriere, Coronet strinse un’alleanza con Tiranty di Parigi, dando vita a una produzione transnazionale. I modelli francesi, come la Coronet Rapide (1952) e la Coronet Fildia (1955), montavano obiettivi Boyer 6.3/75mm e otturatori Prontor SVS con sincro-flash, ma erano assemblati con componenti provenienti da Birmingham. Le istruzioni bilingue e il marchio “Made in France” permisero a Coronet di penetrare il mercato d’Oltralpe senza dazi.

La Coronet Week-End (1957) rappresentò l’apice di questa collaborazione. Prodotta interamente in Francia, utilizzava pellicola 127 e un obiettivo Trinar 4.5/60mm a tre lenti, con un diaframma a iride a 5 lamelle regolabile da f/4.5 a f/16. Il corpo in bachelite verde era stampato con motivi geometrici in rilievo, mentre il mirino galileiano offriva un’inquadratura luminosa. Tecnicamente, la Week-End includeva un rullo di trascinamento pellicola con blocco automatico a foro di trascinamento, riducendo il rischio di sovrapposizioni.

Parallelamente, Coronet sviluppò una linea di pellicole a marchio Corochrome, disponibili in formati 120 e 127. Le emulsionature, realizzate in collaborazione con Ilford, garantivano una sensibilità di 64 ISO e un’ottima resa dei toni medi, come dimostrato da test comparativi pubblicati sulla rivista Amateur Photographer nel 1959.

Materiali e processi produttivi

La scelta dei materiali fu centrale nella filosofia produttiva di Coronet. Le box camera degli anni ’50, come la Coronet 66, utilizzavano telai in bakelite stampata con inserti metallici nichelati per le parti meccaniche. La bakelite, una resina fenolica termoindurente, permetteva tolleranze di ±0,2 mm durante lo stampaggio a caldo (120-150°C), riducendo i costi di lavorazione rispetto al metallo. Le presse idrauliche da 300 tonnellate dello stabilimento di Summer Lane potevano produrre fino a 500 telai al giorno, ciascuno rifinito a mano con carta vetrata a grana 220.

Per le fotocamere pieghevoli, come la Coronet 12-20, Coronet adottò telai in ottone nichelato spessori 0,8 mm, piegati a freddo e assemblati con rivetti a testa bombata. I soffietti, in PVC plastificato anziché cuoio, erano incollati con adesivo epossidico per resistere all’umidità. Nei modelli premium, come la Coronet Regent (1961), il meccanismo di apertura includeva una molla a spirale in acciaio al carbonio, garantendo un’estensione fluida del pannello frontale.

Gli obiettivi erano un mix di produzione interna e forniture esterne. I menischi acromatici per le box camera, con focale fissa tra 75 e 100mm, erano lavorati su torni da ottica con mole diamantate, raggiungendo una precisione di λ/2 (circa 275 nm). Le lenti per le pieghevoli, come il Coronetar 4.5/105mm, utilizzavano invece vetro Schott BK7 fornito dalla tedesca Schott AG, con trattamento antiriflesso a singolo strato applicato per evaporazione sotto vuoto.

Strategie di mercato e declino (1960-1967)

Coronet adottò canali di distribuzione non convenzionali, puntando sui cataloghi per corrispondenza e sulle offerte promozionali. La Coronet Consul, per esempio, era spesso inclusa in bundle con rullini Corochrome e accessori come i filtri gelatina, venduti a £2 10s tramite inserzioni su quotidiani come il Daily Mirror. Un’altra mossa astuta fu l’introduzione di edizioni limitate per eventi specifici: la Coronet Coronation (1953), prodotta in 10.000 esemplari per l’incoronazione di Elisabetta II, presentava un’incisione dorata sul dorso e un mirino con cornice decorativa.

Nonostante questi sforzi, gli anni ’60 segnarono l’inizio del declino. L’avvento delle fotocamere a cartuccia 126 di Kodak (1963) rese obsoleti molti modelli Coronet, ancora basati sul formato 120. Il tentativo di adattarsi con la Coronet Coromatic (1964), una 126 con otturatore a due velocità e flash cubetto, non riuscì a competere con la produzione di massa giapponese. La chiusura nel 1967 concluse quattro decadi di attività, durante le quali Coronet aveva prodotto oltre 2 milioni di fotocamere, lasciando un’impronta indelebile nella fotografia popolare britannica.

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