La Contessa Nettel Aktiengesellschaft rappresenta uno dei capitoli più significativi nella storia della fotografia tedesca del primo Novecento, caratterizzato da innovazioni tecniche, collaborazioni industriali e una produzione di fotocamere che influenzò il mercato amatoriale e professionale. Fondata nel 1919 a Stoccarda dalla fusione delle aziende Contessa e Nettel, la società si distinse per modelli come la Cocarette, la Piccolette e la Tropen Adoro 80, diventando un punto di riferimento per la qualità costruttiva e l’ingegneria ottica. L’acquisizione da parte di Zeiss Ikon nel 1926 segnò un passaggio cruciale, integrando il know-how della Contessa Nettel nel più ampio ecosistema industriale tedesco, senza tuttavia cancellarne l’impronta tecnica distintiva.
La nascita della Contessa Nettel Aktiengesellschaft nel 1919 si inserisce in un periodo di riorganizzazione industriale post-Prima Guerra Mondiale, durante il quale molte aziende tedesche dovettero ridefinire strategie produttive e alleanze per sopravvivere alla crisi economica. La fusione tra Contessa Camerawerk e Nettel Kamera-Werk unì due realtà con storie parallele: la prima, fondata da August Nagel nel 1909, specializzata in fotocamere compatte e di alta precisione; la seconda, attiva dal 1908, nota per le fotocamere a lastre e i sofisticati meccanismi di otturazione.
Il contesto tecnologico dell’epoca vedeva l’affermazione della pellicola in rollo 35mm e la crescente domanda di fotocamere portatili per uso amatoriale. La Contessa Nettel seppe intercettare queste esigenze con modelli come la Piccolette, una fotocamera tascabile di dimensioni ridotte (6,4 x 12,2 x 2,7 cm) e peso contenuto (258 g), progettata per la pellicola 127 e capace di produrre negativi 4 x 6,5 cm. La scelta del formato 127, allora emergente, rifletteva una strategia di mercato mirata a fotografi dilettanti che cercavano praticità senza rinunciare alla qualità, garantita da otturatori con tempi da 1/100 a 1/25 di secondo e modalità “B” (bulb) e “T” (time) per esposizioni prolungate.
Un elemento chiave nella storia iniziale dell’azienda fu il ruolo di August Nagel, pioniere della progettazione ottica. Nagel, già fondatore della Contessa, guidò lo sviluppo di modelli come la Cocarette, introdotta nel 1922 e successivamente ribattezzata Zeiss Ikon 519 dopo l’acquisizione. La Cocarette era una fotocamera pieghevole con messaggio a fuoco a leva, un sistema meccanico che spostava il gruppo ottico lungo un binario per regolare la distanza focale. Questo meccanismo, combinato con un soffietto in pelle rossa e un telaio in legno di ciliegio, rappresentava un compromesso tra portabilità e precisione, adatto sia a utenti avanzati che a principianti.
Tuttavia, le difficoltà finanziarie del dopoguerra spinsero la Fondazione Carl Zeiss ad acquisire una quota maggioritaria della società già nel 1920, preludio all’integrazione completa nel 1926. La mossa di Zeiss rispondeva alla necessità di competere con colossi come Kodak e Leitz, ampliando il proprio catalogo con fotocamere di fascia media. La Contessa Nettel portò in dote non solo brevetti e modelli, ma anche una rete di fornitori specializzati in componenti ottici e meccanici, fondamentali per la successiva produzione di icone come la Contax.
Modelli principali e innovazioni tecniche
La produzione della Contessa Nettel si caratterizzò per una diversificazione tecnologica che spaziava dalle fotocamere tascabili alle view camera professionali. Tra i modelli più rappresentativi spicca la Tropen Adoro 80, una fotocamera a lastre di grande formato (9 x 12 cm) progettata per uso tropicale. Realizzata in legno di teak stagionato, resistente a umidità e sbalzi termici, e dotata di un soffietto rinforzato in cuoio rosso, la Tropen Adoro 80 era equipaggiata con un obiettivo Carl Zeiss Tessar 4,5/135mm, noto per la correzione ottica avanzata e l’apertura massima di f/4.5. L’otturatore Compur, con tempi da 1 secondo a 1/250s, includeva modalità per esposizioni multiple e sincronizzazione con flash a magnesio, una rarità per l’epoca.
La Piccolette, invece, incarnava la filosofia della fotografia “pocket”. Con un corpo in lega di alluminio anodizzato e finiture in nichel, utilizzava pellicola 127 e un obiettivo menisco acromatico a fuoco fisso, calibrato per una profondità di campo da 1,5 metri all’infinito. Il mirino a galileiano reversibile permetteva inquadrature precise nonostante le dimensioni compatte, mentre l’otturatore a tendina verticale garantiva tempi fino a 1/100s. La semplicità d’uso ne favorì la diffusione tra i fotoamatori, sebbene la mancanza di regolazioni avanzate ne limitasse l’appeal professionale.
La Cocarette, come anticipato, rappresentò un ponte tra tecnologia e accessibilità. Nelle versioni 519/14, 519/2 e 519/15, differenziate dal formato della pellicola (6×9 cm, 6×4,5 cm, 6×6 cm), introdusse innovazioni come il doppio estensione del soffietto, che raddoppiava la lunghezza focale per macrofotografia, e i movimenti decentrabili dello standard anteriore, utili per correggere le distorsioni prospettiche in architettura. L’obiettivo Tessar 4.5/105mm, abbinato a un otturatore Compur a lamelle, divenne uno standard per le fotocamere pieghevoli degli anni ’20, influenzando progetti successivi come la Ikonta di Zeiss Ikon.
Un’innovazione meno nota ma cruciale fu l’introduzione dei magazzini rapidi per lastre nella serie Tropen. Questi caricatori, realizzati in ottone nichelato, permettevano di sostituire le lastre 9×12 cm senza esporle alla luce, riducendo i tempi di operazione in esterni. Ogni magazzino conteneva fino a sei lastre, con un sistema a molla che avanzava automaticamente il fotogramma dopo ogni scatto, anticipando le soluzioni moderne per pellicola in rullo.
Collaborazione con Zeiss Ikon e transizione tecnologica
L’acquisizione della Contessa Nettel da parte di Zeiss Ikon nel 1926 fu un evento paradigmatico nella consolidazione dell’industria ottica tedesca. La neonata Zeiss Ikon, risultato della fusione tra quattro aziende (Contessa Nettel, ICA, Ernemann e Goerz), ereditò un catalogo di oltre 200 modelli, successivamente ridotti a 50 per eliminare ridondanze. I progetti della Contessa Nettel, tuttavia, sopravvissero in forme ibride: la Cocarette divenne la Zeiss Ikon 519, mentre la tecnologia dei magazzini rapidi confluì nella Maximar, una fotocamera a lastre per studio.
La transizione fu guidata da Hugo Schaper, ingegnere della Zeiss, che integrò gli obiettivi Tessar e Biotar nei progetti esistenti. Il Tessar 4.5/135mm, ad esempio, venne adottato come ottica standard per le fotocamere di medio formato, grazie alla sua formula a quattro elementi che corregeva aberrazioni cromatiche e sferiche. L’utilizzo di otturatori Compur e Prontor, prodotti dalla società partner Deckel, garantì precisione meccanica e affidabilità, elementi chiave per competere con le Leica a telemetro.
Tuttavia, non tutti i modelli sopravvissero alla razionalizzazione. La Piccolette, considerata troppo basilare, fu discontinuata nel 1928, mentre la Tropen Adoro 80 venne riproposta come Zeiss Ikon Tropen 6.3, con un obiettivo Triotar f/6.3 e un corpo in bachelite per ridurre i costi. La produzione si concentrò sulle fotocamere a pellicola in rullo, come la Super Nettel (1934), dotata di telemetro accoppiato e ottica fissa Tessar 2.8/50mm, antesignana delle future Contax.
La produzione della Contessa Nettel si basava su una combinazione di artigianato e industrializzazione, tipica delle manifatture tedesche dell’epoca. I telai delle fotocamere pieghevoli erano realizzati in legno di faggio stagionato, lavorato a strati incrociati per prevenire deformazioni, mentre le parti metalliche (ingranaggi, guide, otturatori) venivano fresate da blocchi di ottone e successivamente nichelate per resistere all’ossidazione. Il processo di nichelatura, eseguito mediante elettrolisi, richiedeva tolleranze di ±0,01 mm per garantire il corretto funzionamento dei meccanismi.
I soffietti erano costruiti con tre strati: un’anima in cotone impermeabilizzato, uno strato intermedio in gomma naturale per flessibilità, e un rivestimento esterno in cuoio conciato al cromo. La colorazione rossa, ottenuta con pigmenti a base di ossido di ferro, non aveva solo scopo estetico, ma riduceva i riflessi interni durante l’esposizione. Per le fotocamere tropicali come la Tropen Adoro 80, i soffietti venivano trattati con olii essenziali di cedro per respingere insetti e muffe.
Gli obiettivi, forniti da Carl Zeiss Jena, seguivano specifiche ottiche rigorose. Il Tessar 4.5/105mm, ad esempio, utilizzava lenti crown e flint a bassa dispersione, montate in cella con sistema “Kardan” a vite multipla per garantire allineamento perfetto. La lavorazione delle lenti avveniva con mole diamantate a controllo manuale, raggiungendo una curvatura superficiale precisa al λ/4 (circa 138 nm), standard ancora valido nell’ottica di precisione.
Impatto sul mercato e utilizzo professionale
Nonostante la concorrenza di Kodak e Leitz, le fotocamere Contessa Nettel conquistarono una nicchia professionale grazie alla robustezza e alla versatilità. Fotografi come Eric Salomon utilizzarono la Cocarette per reportage in esterni, sfruttando il formato 6×9 cm per stampe a grande dettaglio. La Tropen Adoro 80, con il suo sistema a lastre e l’obiettivo Tessar, fu adottata da esploratori e antropologi per documentare spedizioni in Africa e Sud America, dove le condizioni ambientali estreme richiedevano affidabilità.
L’eredità tecnica della Contessa Nettel emerse pienamente nei modelli Zeiss Ikon degli anni ’30, come la Contax I, che ereditò il design modulare e l’attenzione alla precisione meccanica. Tuttavia, la standardizzazione industriale avviata da Zeiss ridusse gradualmente l’individualità dei progetti originali, assorbendoli in una visione più ampia di mercato.