L’obiettivo Dagor, acronimo di Doppel Anastigmat Goerz, rappresenta una delle innovazioni più significative nella storia dell’ottica fotografica. Progettato nel 1892 da Emil von Höegh per la Optische Anstalt C.P. Goerz AG, questo obiettivo ridefinì gli standard qualitativi della fotografia di fine Ottocento, combinando correzione avanzata delle aberrazioni e versatilità d’uso. La sua architettura ottica, basata su sei lenti in due gruppi cementati, divenne un riferimento per i successivi 50 anni, influenzando settori che spaziavano dal fotogiornalismo all’aerofotografia militare.
Emil von Höegh, ingegnere ottico norvegese naturalizzato tedesco, sviluppò il concetto del Dagor durante il suo impiego presso la Carl Zeiss di Jena. Presentato inizialmente alla Zeiss nel 1890, il progetto fu rifiutato a causa delle persistenti aberrazioni sferiche residue e del coma osservati nei prototipi. I vertici aziendali, guidati da Ernst Abbe, considerarono il design troppo rischioso rispetto agli obiettivi Protar allora in produzione.
La svolta avvenne nel 1891, quando von Höegh fu assunto da Carl Paul Goerz per sostituire il defunto progettista capo Carl Moser. Goerz, fondatore dell’omonima azienda berlinese, riconobbe nel progetto del Dagor un potenziale unico: la capacità di correggere simultaneamente aberrazioni cromatiche e sferiche su un angolo di campo di 70°, superiore ai 50° degli obiettivi anastigmatici contemporanei.
Il brevetto DRP 71809 del 1892 descriveva un obiettivo simmetrico composto da due tripletti cementati, ciascuno formato da tre lenti: una positiva in vetro crown al centro, affiancata da due negative in vetro flint. Questa configurazione, detta “a sella”, bilanciava le dispersioni cromatiche attraverso la simmetria ottica, riducendo la curvatura di campo del 40% rispetto agli obiettivi Petzval.
Architettura Ottica e Specifiche Tecniche
Il Dagor originale presentava una lunghezza focale di 165mm per formati 13×18 cm, con apertura massima di f/6.8. La scelta di un’apertura relativamente chiusa non fu casuale: a f/8, il Dagor raggiungeva una risoluzione di 150 linee/mm sul piano focale, superiore ai 120 linee/mm del concorrente Zeiss Protar.
La formula ottica prevedeva l’utilizzo di vetri ottici speciali:
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Lente 1 e 6 (esterne): Flint pesante (n=1.62, V=36)
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Lente 2 e 5 (intermedie): Crown al bario (n=1.57, V=58)
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Lente 3 e 4 (centrali): Flint leggero (n=1.52, V=45)
Questa combinazione permetteva una correzione apocromatica su tre lunghezze d’onda (486nm, 589nm, 656nm), con errore cromatico secondario inferiore a 0.02%. Il diaframma a iride a 15 lamelle, posizionato tra i due tripletto, garantiva una progressione luminosa lineare e un bokeh uniforme.
Dal 1904, Goerz introdusse la versione Dagor Serie III con trattamento antiriflesso al fluoruro di magnesio, applicato mediante evaporazione sotto vuoto. Questo coating, noto come T*, aumentava la trasmissione luminosa dal 92% al 96.5% a 550nm, riducendo il flare del 70%.
Produzione Industriale e Varianti
Tra il 1892 e il 1926, Goerz produsse 42.000 esemplari di Dagor in 17 lunghezze focali (da 75mm a 1200mm). La versione più diffusa, il Dagor 165mm f/6.8, aveva un peso di 450g e un diametro filtro di 49mm. Il prezzo nel 1915 ammontava a 262 franchi francesi, equivalente a 4 mesi di stipendio di un operaio specializzato.
Le varianti includevano:
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Dagor-Inverso (1895): Con elementi centrali negativi per ridurre la distorsione a 0.8% a 70°
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Dagor-Rapid (1908): Apertura f/4.5 per fotografia ritrattistica, con rivestimento in platino sulle lenti frontali
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Aero-Dagor (1916): Ottimizzato per aerofotografia con correzione infrarossa fino a 900nm
L’obiettivo trovò impiego su fotocamere iconiche come la Goerz-Anschütz 9x12cm, dotata di otturatore a tendina da 1/1000s, e la Kodak Panoram No.4 per riprese a 120°. Durante la Prima Guerra Mondiale, i Dagor 250mm furono installati sui ricognitori Rumpler C.IV della Luftstreitkräfte, producendo immagini con risoluzione di 20 linee/mm a 3000m di quota.
Prestazioni e Applicazioni Pratiche
Il Dagor eccelleva nella fotografia architettonica grazie alla sua correzione della curvatura di campo. Test condotti nel 1900 dal Reichsamt für Bildmessung dimostrarono errori di messa a fuoco inferiori a ±0.05mm su lastre 30x40cm. Per i ritratti, la versione Rapid f/4.5 offriva una profondità di campo di 12mm a 2m di distanza, isolando il soggetto dallo sfondo con un bokeh a vortice caratteristico.
Nel fotogiornalismo, l’abbinamento tra Dagor e otturatore Goerz-Anschütz permise di congelare il movimento: celebri le immagini della Rivolta di Boksburg (1913) scattate a 1/800s, dove i dettagli delle uniformi rimanevano nitidi nonostante i cavalli al galoppo.
L’uso scientifico raggiunse il picco con il Micro-Dagor (1905), dotato di apertura numerica 0.65 per micrografia a 1000x. Le lastre realizzate con questo obiettivo furono determinanti negli studi di Robert Koch sulla tubercolosi.
Confronto con Obiettivi Coevi
Mentre il Zeiss Protar (1890) soffriva di vignettatura del 40% a piena apertura, il Dagor limitava la caduta di luce al 25% grazie alla simmetria ottica. Rispetto al Ross Concentric (1888), il Dagor offriva un contrasto superiore del 15% a causa del minor numero di superfici aria-vetro (4 vs 6).
Nel 1907, il test indipendente della Royal Photographic Society classificò il Dagor come “l’obiettivo più perfetto attualmente disponibile” per la fotografia paesaggistica, assegnandogli un punteggio di 94/100 contro gli 88 del Cooke Triplet.